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lunedì 19 gennaio 2015

Possagno, Museo Gipsoteca Canova: L'arte fotografica di Maria Pia Severi in mostra collettiva inaugurata da Vittorio Sgarbi

La talentuosa fotografa Maria Pia Severi rientra nel novero selezionato degli artisti partecipanti alla mostra collettiva allestita nel contesto istituzionale del Museo Gipsoteca Canova a Possagno, inaugurata in data sabato 17 gennaio con la partecipazione straordinaria del critico Vittorio Sgarbi, che resterà allestita fino 10 febbraio 2015 ed è organizzata dal manager produttore Salvo Nugnes.

Nello spiegare il filo conduttore che la guida e la ispira la Severi dice "Vorrei coinvolgere le persone nelle emozioni, che provo io fotografando. Inoltre, vorrei lasciare libero sfogo all'interpretazione delle mie foto. Ogni città che visito deve diventare prima ‘mia’ in senso culturale, storico e visivo. Ecco come fotografo: seguo il mio istinto sempre e ho creato uno stile considerato rivoluzionario di foto in movimento".

Di recente la Severi ha pubblicato un corposo volume dedicato alla città di Milano, dal titolo "Milano-Il fascino di una metropoli" sul quale il direttore Alessandro Sallusti ha commentato "Lo scenario narrativo rievocato sembra inserito in uno spazio virtuale di sospensione tra reale e irreale, apparenza e sostanza, invenzione e riproduzione fedele, che offre una prospettiva di vivace innovazione nel campo applicativo dell'arte fotografica e si pone come esempio a modello per l'apporto di un prezioso contributo al suo sviluppo evolutivo, decretando l'ineccepibile professionalità di mestiere dimostrata dall'artista, dominata dall'appassionata propensione creativa e dall'intento di condividere con lo spettatore i sentimenti e le emozioni alla base della sua ispirazione. Le immagini raffigurate suscitano immediata curiosità, proprio per la non voluta nitidezza, per quell'intenzionale dimensione di non completa visibilità percettiva, che le rende -entità'- evanescenti, avvolte da una magica atmosfera onirica, determinata dalla loro -visione imperfetta-".


Su di lei Sgarbi ha dichiarato "La Severi ci inghiotte nello spazio attrattivo delle sue forme. Propone immagini fotografiche, che non documentano, ma evocano. Negli scatti della Severi non luoghi, ma la percezione dei luoghi, la memoria indefinita non delle situazioni e dei particolari, ma delle sensazioni, come ciò che resta di un sogno. Le fotografie sono una sfida alla memoria, il tentativo di fotografare i ricordi, la natura anche imprecisa, ma decisiva".


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